patologie

Glaucoma

Per glaucoma si intende una malattia caratterizzata da un danno al nervo ottico, in cui l’elevata pressione endoculare rappresenta il principale fattore di rischio, con successivo danno al campo visivo.

Frequenza ed importanza
Secondo recenti stime circa il 2% della popolazione italiana sopra ai 40 anni è affetto da glaucoma. La sua incidenza aumenta con l’età interessando più del 10% dei soggetti sopra i 70 anni; è responsabile di circa 4500 nuovi casi/anno di cecità ed attualmente si stima vi siano 200.000 persone non vedenti per questa patologia nel nostro paese.

Importanza della prevenzione
Caratteristica fondamentale di questa patologia è il fatto di essere praticamente asintomatica fino agli stadi tardivi e, sebbene il danno al nervo ottico sia prevenibile, una volta che questo si è instaurato non vi è possibilità di recupero funzionale.
E’ evidente che in questo caso la prevenzione assume un valore fondamentale.
Essendo una malattia familiare è importantissimo il controllo dei parenti del paziente.

La diagnosi
La diagnosi precoce si può attuare con una serie di esami, che si possono effettuare ambulatorialmente presso uno studio specialistico oculistico;

La tonometria
La tonometria è una metodica, che sfruttando opportune apparecchiature, consente di valutare la pressione presente all’interno dell’occhio.
La pressione intraoculare ideale spazia da 10 a 20 millimetri di mercurio (mmHg). Si considera alta una pressione superiore a 22-23 mmHg.

L’oftalmoscopia
Questo esame utilizza uno strumento chiamato oftalmoscopio per esaminare le strutture interne dell’occhio, in particolare il fondo oculare, parte posteriore della superficie interna dell’occhio. Tramite questo esame è possibile valutare la papilla ottica, una particolare struttura anatomica che rappresenta la testa del nervo ottico, ovvero il punto di ingresso del nervo ottico nel bulbo oculare. Un aumento della fisiologica escavazione della papilla ottica fa sospettare la presenza di un glaucoma e richiede ulteriori accertamenti. A questo esame si è aggiunto negli ultimi tempi lo studio della papilla e dello strato delle fibre nervose che viene effettuato in pochi secondi da un apparecchio che scansiona l’area circostante la papilla ottica , valutando la eventuale perdita di fibre nervose e rapportando il risultato ad un database contenente gruppi omogenei di dati per razza, età, sesso.

La perimetria
Questo esame, chiamato anche valutazione del campo visivo, è il più importante per diagnosticare un glaucoma e ha la capacità di identificare e valutare i difetti del campo visivo causati dal danno subito dalle fibre nervose dovuto all’aumento della pressione intraoculare. Il danno è evidente solo dopo che circa il 30 per cento delle fibre del nervo ottico sono state colpite.

Il Trattamento
Per affrontare il glaucoma, è possibile procedere in modi diversi a seconda del tipo di glaucoma (acuto o cronico) e del grado di severità del problema.

Le cure con i farmaci

I medici, come primo tentativo, preferiscono proporre a chi soffre di glaucoma una cura, a base di colliri in grado di abbassare la pressione all’interno dell’occhio.
I farmaci più usati sono i beta bloccanti sotto forma di collirio da instillare negli occhi una o più volte al giorno a seconda delle indicazioni dell’oculista.
Di ancora più recente introduzione sono i farmaci chiamati analoghi delle prostaglandine, ancora più efficaci e meglio tollerati. Anche questi si trovano sotto forma di collirio. Per i casi più severi esistono anche altri tipi di farmaco che l’oculista può aggiungere alla terapia per abbassare ulteriormente la pressione intraoculare.

In alcune persone particolarmente sensibili, l’uso prolungato di questi farmaci può dare luogo a qualche leggero effetto collaterale. In particolare, i colliri possono causare bruciore, arrossamento degli occhi, mal di testa, alterazione del battito cardiaco.
Inoltre è bene ricordare che questi farmaci possono interagire, cioè avere reazioni nocive per l’organismo con altri prodotti di tipo farmaceutico. Quindi è bene informare il proprio oculista di altre eventuali cure che si stanno seguendo.

Fondamentale è la costanza. È necessario prendere confidenza con il collirio e imparare a somministrarselo senza aiuti esterni. Il trattamento farmacologico non va inoltre cambiato di propria iniziativa, ma solo dopo aver chiesto il parere del medico curante.

Problema comune a tutti i farmaci é la scarsa compliance del paziente: si calcola che il 34-45% dei pazienti non effettui la terapia correttamente, specie quando deve somministrare più colliri più volte al giorno.

L’intervento chirurgico

Gli interventi chirurgici vengono scelti quando la cura farmacologica non è sufficiente per ridurre la pressione all’interno dell’occhio. Ecco le tecniche che vengono impiegate.

Il laser
Questo intervento si effettua impiegando la luce di un laser particolare, l’argon laser, che ha buona possibilità di riuscita sia nel glaucoma cronico ad angolo aperto che nel glaucoma acuto ad angolo stretto.

L’intervento dura pochi minuti e può essere eseguito in regime ambulatoriale, cioè senza bisogno di ricovero ospedaliero. Inoltre non è necessario che la persona si sottoponga ad anestesia.

Il laser è in grado di allargare i canali da cui defluisce l’umore acqueo, ristabilendo così la pressione all’interno dell’occhio. L’efficacia del trattamento è generalmente limitata nel tempo

Nel caso di glaucoma acuto, viene impiegato lo yag laser per creare un foro all’interno dell’iride (iridotomia), creando quindi una via alternativa di deflusso dell’umor acqueo.
Dopo l’intervento con il laser, è possibile riprendere le normali attività quotidiane, con l’accortezza però di applicare per tre o quattro giorni un collirio che ha lo scopo di evitare un aumento della pressione interna dell’occhio, che si può verificare dopo l’operazione.

La chirurgia tradizionale
La chirurgia classica viene scelta quando si ritiene che l’intervento meno invasivo, con il laser, non sia sufficiente per risolvere in modo soddisfacente il glaucoma, soprattutto quello cronico con angolo aperto. Questo tipo di disturbo, infatti, ha la tendenza a ripresentarsi. Oppure si sceglie questa operazione quando gli occhi hanno subito un danno abbastanza grave e non ci si può esporre al rischio di un ulteriore peggioramento.

Per intervento chirurgico è necessario sottoporsi a un’anestesia locale oppure a una narcosi, cioè a una sedazione leggera ma generale.

Con gli strumenti chirurgici si crea un canale attraverso il quale l’umore acqueo possa defluire, evitando quindi l’aumento della pressione.

Nella maggioranza dei casi con questo intervento si ottiene una netta diminuzione della pressione interna dell’occhio ed è quindi possibile sospendere la cura con i farmaci, mentre in altri sarà necessario continuare comunque la terapia topica.

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